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PRIMI SEGNALI DI GLOBAL COOLING?

Autore: Gabriele Branno
29/10/2008 (letto 3809 volte)

Alcuni scienziati (per la verità in numero sempre più cospicuo) danno per certo che l’abbassamento delle temperature globali degli ultimi anni, sia il primo, tangibile, segnale di un incipiente e duraturo "global cooling"

 

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Alcuni scienziati (per la verità in numero sempre più cospicuo) danno per
certo che l’abbassamento delle temperature globali degli ultimi
anni, sia il primo, tangibile, segnale di un incipiente e duraturo
“global cooling". Difatti, il 2007 è stato il più freddo degli
ultimi dieci anni, seguito dal 2008 anch’esso in controtendenza,
soprattutto se si considera che gli ultimi due mesi dell’anno sono
visti, dai modelli NWS/NCEP del NOAA, con temperature sotto media. I
primi segnali si sono avuti già nell’inverno scorso (2007-2008)
caratterizzato da nevicate eccezionali che hanno colpito l’Europa e
gli U.S.A., in particolare la costa orientale del Nord America, e
luoghi insoliti nei quali non si ricorda a memoria d'uomo una
nevicata (Arabia Saudita, Iraq e Argentina - Buenos Aires il 9 e 10
maggio 2007, laddove in 500 anni aveva nevicato solo due volte!).
Altro "sintomo" del raffreddamento è l’aumento dei ghiacci
dell'Antartide, cresciuti del 10% (l'estensione del ghiaccio al Polo
Sud ha raggiunto l’anno scorso il suo massimo storico). Tralasciando
ogni approfondimento sulla ormai conosciutissima teoria del
raffreddamento terrestre basata sull’effetto “feedback” e cioè sulle
conseguenze della retroazione dell’effetto serra, (aumento di vapore
acqueo, scioglimento dei ghiacci, diminuzione della salinità degli
oceani, rallentamento della corrente del Golfo), di recente
l’attenzione del mondo scientifico (ma non dei media) si è spostata
sull’evoluzione dell’attuale minimo solare ormai senza fine e più in
generale alla ridottissima attività solare degli ultimi anni.
Attualmente siamo ancora nel ciclo 23, iniziato nell’aprile 1996
(anche se, secondo un nutrito gruppo di astrofisici sarebbe iniziato
nel novembre 1996) e non ancora terminato. Molto probabilmente
abbiamo appena superano la fase più critica del minimo di Shwabe ma
il ciclo 24 stenta ancora a ripartire. Dopo alcuni segnali
importanti di risveglio registrati appena 10 giorni fa, il sole è di
nuovo in “coma profondo”.




Di certo il Ciclo 23, per ampiezza (12,6 anni), (ftp://ftp.ngdc.noaa.gov/STP/SOLAR_DATA/SUNSPOT_NUMBERS/maxmin.new)
può esse paragonato ai lunghi cicli ottocenteschi, per capirci
meglio, a quelli che coincidono con il cd. “Minimo di Dalton
(1790-1820)” e cioè ai cicli 5 (Mag 1798 – Dic 1810) e 6 (Dic 1810 –
Mag 1823), (http://en.wikipedia.org/wiki/List_of_solar_cycles).
E' stata osservata, infatti, una significativa relazione tra
l'ampiezza media dei cicli solari e l'andamento termico nel Nord
Emisfero (K. Lassen ed altri). Tra il 1860 e il 1900 i
cicli misuravano circa 11.7 anni, mentre tra il 1910 e il 1950 l'ampiezza si è ridotta a 10.2 anni
con un picco di 9.7 negli anni ‘30; tra i due periodi è stato
osservato un aumento termico di 0.5°C. L'improvviso calo del
trentennio 1950-1980 (-0.2°C) ha coinciso quasi perfettamente con un
nuovo allungamento dei cicli solari, prossimi agli 11 anni. Infine,
nell'ultimo trentennio si è assistito ad una nuova riduzione che, si
pensa, abbia contribuito all'attuale riscaldamento globale. Anche il
numero di macchie solari è un attendibile indicatore del clima che
cambia e ciò lo dimostra la stretta correlazione tra attività solare
e temperatura globale in tutto il periodo compreso fra il 1860 e il
1990. Per escludere che tale correlazione fosse una semplice
coincidenza, alcuni scienziati danesi nel 1990 accertarono la
stretta correlazione tra attività solare e temperatura globale
addirittura andando indietro nel tempo per altri 400 anni!. Altro
dato su cui riflettere è il numero degli spottles days (giorni senza
macchie solari). Ad oggi, il 2008 ne conta ben 228, mentre l’attuale
fase solare ne conta più di 460!! A tutto questo si deve aggiungere
la notizia diffusa dai ricercatori del Southwest Research Institute
di San Antonio (Texas), secondo i quali Il vento solare ha perso
potenza ed ha raggiunto il livello più basso degli ultimi cinquant’anni:
temperatura e densità del vento sono calate rispettivamente del 13
per cento e del 20 per cento. A questa conclusione si è arrivati
dopo l’analisi dei dati raccolti dalla sonda Ulisse dell’Esa
europea. È stato infine dimostrato da un gruppo di ricercatori
del “Danish Space Research Institute” che i raggi cosmici,
ionizzando le molecole dell'atmosfera del nostro pianeta
contribuiscono alla formazione delle nubi. Ad un campo magnetico più
debole corrisponderebbe, quindi, un maggiore flusso di raggi cosmici
con un conseguente aumento di nubi, le quali contribuirebbero a
riflettere nello spazio una maggiore quantità di energia solare. Se
è vero, quindi, che esiste una correlazione diretta fra i flussi
energetici del Sole e il clima sulla Terra, di qui ai prossimi mesi
dovremmo risentirne gli effetti sotto forma di un calo delle
temperature medie. Per concludere, ecco cosa hanno affermato alcuni
astronomi della NASA: «Se il Sole continuerà a restare senza
macchie, sulla Terra potrebbe arrivare un freddo glaciale».
Dichiarazione avventata, ma se avessero ragione? Nel frattempo ecco
cosa ci dicono i reports giornalieri dei principali centri di
monitoraggio dell’attività solare, Space Weather Prediction Center
(NOAA), NASA e SIDC, “THE SUN IS BLANK OF SUNSPOTS. SOLAR ACTIVITY WILL AGAIN REAMIN AT VERY LOW LEVELS!”

 

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