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Pioggia e terremoti ai Campi Flegrei.
Autore: Prof. Adriano Mazzarella - Prof. Nicola Scafetta Federico II Napoli
17/01/2021 (letto 1974 volte)
Articolo che spiega il nesso tra sciami sismici dell'area Flegrea e le piogge.
Molto allarme si sta diffondendo tra gli abitanti di Pozzuoli per i frequenti tremori vulcanici che stanno interessando le aree della Solfatara e dei Pisciarelli a causa del ben noto bradisismo che in questi ultimi mesi ha avuto una accentuazione. E’ di questi giorni la notizia di un articolo pubblicato, sulla rivista svizzera Water, scritto da me e da Nicola Scafetta, prof. di Meteorologia e Climatologia presso l’Università di Napoli Federico II, che affronta il problema proprio del tremore sismico ai Campi Flegrei e della sua interpretazione in termini di pioggia abbondante caduta negli ultimi venti giorni (il lavoro può essere scaricato in modo gratuito dal sito cliccando sull'immagine sopra) . Relativamente all’intervallo 2008-2020, l’articolo confronta il catalogo dei sismi misurati ai Campi Flegrei dall’Osservatorio Vesuviano con quello delle piogge giornaliere misurate dall’Osservatorio Meteorologico dell’Università di Napoli Federico II. Tale confronto ha permesso di sviluppare un modello fisico-statistico in grado di simulare l’approfondimento dell’acqua piovana che cade nell’area flegrea. La pioggia penetra all’interno dell’area craterica in modo diverso secondo la quantità di pioggia caduta e la fratturazione del terreno nel quale si approfondisce (la legge è nota ai geologi come legge di Darcy. L’influenza della pioggia sull’attività sismica flegrea risulta molto elevata quando l’attività bradisismica è bassa, come dal 2008 al 2014 (numero annuo di sismi compreso tra 50 e 155), e leggermente più bassa quando l’attività bradisismica è elevata come nel 2018 (375 sismi), 2019 (592 sismi) e 2020 (766 sismi). Dal 25 dicembre 2020 e fino al 10 gennaio 2021, sono caduti su Napoli e dintorni ininterrottamente più di 180 mm di pioggia che hanno innescato sciami sismici con grosso panico nella popolazione puteolana soprattutto a causa dei boati. I boati si sentono soprattutto di notte per la diminuzione del cosiddetto “cultural noise” cioè dei rumori legati a tutti i generi di movimentazione umana. Quest’ultima è stata completamente assente a causa del “coprifuoco” stabilito dal governo in questi mesi. Ma in che modo la pioggia può determinare esplosioni e boati? L’acqua piovana penetra in profondità nel sottosuolo caldo e molto fratturato dei Campi Flegrei, si mescola con i bollenti fluidi idrotermali di origine magmatica che migrano in superficie con temperature di gran lunga superiore alla temperatura di ebollizione di 100°C e causa micro-esplosioni. E’ lo stesso fenomeno fisico per il quale, in cucina, l’acqua a contatto con l’olio bollente esplode. L’olio bolle a circa 300°C e quando l’acqua viene versata incautamente sull’olio evapora istantaneamente passando direttamente dallo stato liquido allo stato gassoso e moltiplicando il suo volume iniziale più di 1000 volte! Le micro-esplosioni nel sottosuolo possono poi indurre ulteriori sciami sismici nello stato saturo che è localizzato nei primi 2.5 chilometri di profondità. L’articolo dimostra che tutti i fenomeni naturali, come quelli vulcanici, devono essere investigati nella loro interezza vale a dire con un approccio non riduttivo ma “olistico”. A significare che non ci si deve limitare ad indagare solo le cause interne, cosiddette endogene, del fenomeno investigato come, in questo caso, l’energia termica proveniente dal magma sottostante, ma anche quelle esterne, cosiddette esogene, come la pioggia. Non a caso, questo approccio fu seguito già alla fine del XVIII secolo dall’abate Giovanni Maria della Torre (1710-1782) che intuì che il tremore sismico vulcanico ai Campi Flegrei e al Vesuvio potesse essere favorito anche dalla pioggia che cadeva nell’area craterica. Lo stesso Re di Napoli Ferdinando II di Borbone istituì nel 1841 l’Osservatorio Vesuviano come osservatorio meteorologico proprio per studiare il legame fra i fenomeni meteorologici e quelli vulcanici.
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