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Funghi Campani

Autore: Sandro Forlani
06/11/2006 (letto 44949 volte)

Cronaca di una rilassante passeggiata funghicola nella verde natura dei nostri boschi.

 

Immagine non disponibile

Non troppi ma quanto basta per rendermi soddisfatto...



Partenza di notte alle cinque e trenta.

Alle sei e 45, passata Bocca della Selva (10°C) scendo verso Guardiaregia ma sono ancora in territorio Campano.

Mi infilo nello sterrato che mi porta in una zona di querce e faggi dove ho saputo che è in atto una buona fioritura di porcini.

Purtroppo è Sabato mattina ed il campo di raccolta si presenta con una buona fioritura multicolore,

dai fuoristrada, alle Panda 4x4, alle... Opel Astra!



Il silenzio di queste auto lasciate a casaccio nel bosco come docili cagnolini in attesa del ritorno del loro padrone mi affascina.

La faggeta stessa tace e sopporta da millenni noi cercatori di funghi con la speranza di riuscire a continuare a rifornirci dei gustosi boleti ed amanite.



Prima di inoltrarmi con il mio cestino di vimini fra i muschi e le foglie di faggio mi giro indietro con uno sguardo complice verso la mia astra:





Una ripida e lenta salita mi porta guardingo verso l'interno della selva con l'occhio concentrato ad evitare sassi e rami che potrebbero essere fatali per le mie anche.



L'ambiente è fantastico, muschi si alternano a erbette nascoste ai piedi dei faggi recenti ed il bosco non sembra aver risentito per niente della ventilazione di questi giorni.

Evidentemente la zona è riparata da Monte Mutria che si frappone tra il campo di raccolta ed il vento da est che spira da alcuni giorni a Telese.



Il primo incontro è con
parecchi chiodini che prima fotografo e poi raccolgo per destinarli, impietoso, ad una bella zuppa di funghi con crostini di pane campano:








Vicino ad un faggio una grande lingua di bue sembra ammonirmi e sbeffeggiarmi, ma un bel ritratto non lo nego nemmeno a lei:







Fra i fili d'erba di montagna sbucano qua e là molti funghi di dubbia commestibilità. Personalmente non mi piace correre rischi e mi limito a qualche fotografia:








Anche questa grande famigliola di chiodini non commestibili attira la mia Nikon. Non saranno scene da "Discovery Channel" ma, viste dal vivo, ti riconciliano con lo stress della vita moderna:











Finalmente la mia levataccia viene premiata: nello spazio di un fazzoletto trovo i miei due primi porcini di oggi nascosti fra l'erba e le foglie:




A distanza di qualche centinaio di metri trovo altri due porcini con la testa scura, i cosidetti "capineri" dal colore marrone/nero del cappello:






Non resisto alla tentazione di riunirli in un bel quadretto d'insieme:






Dopo un paio d'ore di ricerche infruttuose, sempre attento a non fare passi falsi per vie delle anche, ritorno a valle verso le macchine.



Incontro un bel gruppo di funghi che non sono abituato a raccogliere, anche se probabilmente commestibili:









Quando ormai avevo riposto la speranza di trovare altri funghi per il cestino o per le fotografie, mi sono imbattuto in una colonia di Amanite Muscarie, Velenose, ma dall'aspetto magnifico.

Il fatto che sia da me ritenuto velenoso da sempre me lo fa trattare in modo prudente, anche quando lo fotografo:





Commestibilità: Velenoso, provoca la sindrome panterinica, avvelenamento di tipo neurotropico.



In alcuni paesi europei è usato come stimolante, per l'effetto neurotropico, in altri paesi viene consumato dopo prolungata bollitura (ad esempio in alcune zone del Giappone, come già detto), oppure dopo salamoia e prolungati lavaggi. Presso alcuni popoli del Sud-America, viene usato come allucinogeno.





In Siberia solo in tempi recenti il suo uso è stato sostituito da quello della vodka.

Per R. G. Wasson (giornalista anglosassone studioso di etnie "micofobe" e "micofile") è, nel Rig Veda (il più antico scritto religioso dell'India) oggetto di 120 dei 1028 versi sotto il nome di Soma, dio pianta senza radici né foglie né fiori, cibo prediletto degli dèi. Inoltre Wasson sostiene che sia connesso ai misteri eleusini greci che avevano luogo durante la stagione dei funghi.






Altri hanno sostenuto che i temuti Berserker vichinghi si eccitassero con funghi del genere. Schultes e Hofmann riferiscono del rito di bere l'urina: si usava bere l'urina di chi aveva usato il fungo per cinque o sei passaggi; questo perchè ogni passaggio, pur conservandone i principi allucinogeni, eliminava parte delle sostanze tossiche in esso contenute.

R. A. Wilson sostiene addirittura, citando questi e altri esempi, che si potrebbe concludere che questo fungo ha avuto nella storia religiosa una funzione ben più importante di qualunque altro fattore.





Nell’antichità l’Amanita era anche stata oggetto di un florido commercio. Nelle zone in cui scarseggiava raggiungeva prezzi esorbitanti.

Si racconta che i Coriachi non avrebbero esitato a scambiare una renna per un solo esemplare di Amanita muscaria; ciò spiegherebbe lo stretto legame tra la civiltà della renna e l’uso degli allucinogeni.


Dal fungo sono state isolate numerose sostanze compreso l'unico composto contenente vanadio esistente nel mondo vegetale.






Potenzialmente velenosa è la muscarina, ma in quantità tali da far dubitare un effettivo potenziale velenoso. É stato infatti accertato che la muscarina è presente nella quantità di circa 2.5 mg/kg. La muscarina stimola il sistema parasimpatico provocando sudorazione, dilatazione delle pupille, diminuzione della frequenza cardiaca, sudorazione profusa e aumento della peristalsi intestinale.






Un'altra sostanza presente nell'Amanita Muscaria è l'atropina, farmaco anticolinergico per eccellenza.

Su una piccola percentuale della popolazione si è scoperto avere un effetto psicodislettico.

Tuttavia è insostenibile che gli effetti tossici e psichedelici della muscaria dipendano da questa sostanza, per alcuni imputabile alla bufotenina, sostanza presente nelle secrezioni dei rospi della specie Bufo marinus, ingrediente attivo dei filtri delle streghe; non è tuttavia stata verificata empiricamente un'effettiva attività psichedelica.





Sono invece sostanze come l'acido ibotenico, il muscimolo o il muscazone, isolati in laboratorio, ad aver suscitato, nei volontari a cui sono stati somministrate, esperienze psichedeliche similari a quelle provocati nel fungo.

La variabile percentuale di presenza del muscazone spiegherebbe la variabilità della potenza psichedelica da fungo a fungo.

Il muscimolo, invece, viene escreto intatto per via urinaria: questo può spiegare l'uso testimoniato da vari scritti di riciclare le urine di chi ha assunto l'Amanita.


le note che ho usato per descrivere la velenosa Amanita Muscaria le ho tratte da Wikipedia.



Per farmi perdonare queste note preoccupanti e farvi ritrovare il sorriso ecco una bella barzelletta sui funghi:



Due vecchi compagni di scuola si riincontrano casualmente dopo venticinque anni. Si vanno a sedere ad un bar e, bevendo qualcosa, si raccontano tutto quello che è successo in questo lungo lasso di tempo:

- Allora, a me il lavoro va molto bene, ho una moglie che mi adora e due splendidi figli. Non mi posso proprio lamentare! A te come va?

- Guarda, io di mogli ne ho dovute cambiare ben tre. Mi sono morte tutte e tre!

- Accidenti che sfortuna! E come mai sono morte?

- Stavano tutte benissimo di salute. La prima è morta una sera perché aveva mangiato dei funghi velenosi...

- E la seconda?

- Il caso vuole che anche lei sia morta perché aveva mangiato funghi velenosi!

- Per la miseria! E la terza?

- Eh... la terza! Quella non si voleva mangiare i funghi e così gli ho dovuto dare una bastonata in testa...

 

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